Lo scorso 1° aprile compiva 91 anni questa poesia di Pessoa:
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
Che arriva a fingere che è dolore
Il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
Gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
Dalle mie parti si direbbe: “capìo niente, ma beo!”. Cos’avrà voluto dire Pessoa? Forse scrive del legame tra poesia e finzione e quindi tra poesia e verità. E dice bene una cosa che tutti possono sperimentare. Si può infatti allargare il discorso a tutte le forme di narrazione: quando leggiamo, guardiamo un film o uno spettacolo teatrale, sappiamo che è tutto inventato, immaginario. Eppure ci immergiamo nella storia. La magia della narrazione è proprio questa: il racconto fatto bene è così finto da sembrare verissimo.
Ma per i bambini questo è pane quotidiano. Ce lo mostra il piccolo Ulf (personaggio di fantasia? Appunto!), protagonista de La grande fuga (Ulf Stark, La grande fuga, Iperborea, 2020) opera postuma del grande scrittore svedese Ulf Stark. Impegnato nel trovare una bugia da presentare al padre per nascondere il suo progetto di fuga con il nonno Gottfrid, ad un certo punto dice:
“Le bugie non finivano mai. Appena te ne inventavi una azzeccata bisognava trovarne un’altra per non tradirsi sulla prima. E così si andava avanti finché non veniva fuori un mondo intero di bugie. Meno male che la mamma mi aveva letto tante storie quando ero piccolo e che ero diventato un campione ad inventarmi le cose. Mio padre sarebbe stato più difficile da convincere. Ci teneva molto, alla verità. Bisognava essere preparati”.
E ancora:
“..é che dire una cosa così non va bene. Se dici che sei uno dei peggiori ti credono, più che se dici che è andato tutto bene. Strano, vero?”
“Sì.”
“E poi, siccome gli fai un po’ pena, sono più gentili del solito. Ti dicono che non devi essere triste e che sicuramente la prossima volta andrà meglio. E magari ti danno anche qualcosa di buono da mangiare per consolarti.”
“Certo che quanto a ragionare sei proprio bravo”, disse Adam, colpito.
“Sì, i libri servono un bel po’.”
Insomma ragazzi: leggete! Così, quando dovrete dire qualche bugia, sarete pronti!