No, tranquilli, non vi faccio fare niente, non spaventatevi dal titolo. Mi capita spesso di pensare nell’ultimo periodo (sarà l’età) all’adulto e al suo (che poi è anche mio) ruolo in educazione
Da grande mi ritrovo spesso a dare consegne al bambino e ogni tanto, per fortuna, mi ritrovo a pensare: ma cosa sto consegnando ai bambini? Quale mondo? Quale futuro? Quale esempio?
Sono domande terrificanti, che spaventano, riempiono di dubbi, ma anche domande rinfrescanti che risvegliano responsabilità e attenzione.
Anche perchè loro, i bambini, sono lì, davanti a te, con i loro occhietti ed occhioni e hanno deciso di trasformarti in specchio, da imitare, per capire, conoscere, sperimentare.
Meno male che per inventare storie ho bisogno di leggere grandi scrittori. Così anche loro, meglio di chiunque altro, mi tengono in guardia.
Sepulveda per esempio, fa dire ai suoi gatti:
“Disgraziatamente gli umani sono imprevedibili. Spesso con le migliori intenzioni causano i danni peggiori”.
O ancora Antonio Ferrara, che nel suo A casa tutto bene fa dire a Lisa, protagonista di una storia cruda, a cui la mamma ha appena chiesto di mettere via il cellulare, quando avrebbe dovuto avere altri pensieri:
“Me lo rimisi in tasca e mi venne in mente che i grandi erano così, erano proprio strani. La loro vita non sapevano viverla e volevano insegnarti come vivere la tua.
Ecco: insegnare o consegnare? Questo è un dilemma!