Il mare che ho in testa
è un posto profondo,
ma spesso è in tempesta,
che a pensarci sprofondo.
Più che in tempesta,
è sovraffollato,
e ogni pensiero
si sente stipato.
Chi posso chiamare
per toglier l’ingombro?
Chi, se non lui,
l’instancabile sgombro!?
– Hai detto fesso?”
– Ma no che hai capito,
dicevo indefesso!
– Ci sono scatole?
Mi chiese poi preoccupato.
– Tranquillo amico,
non verrai catturato.
E così inizia lo sgombro.
Sistema paziente,
registra, smuove, sfolla,
gli inutili pesi di dosso mi scrolla.
Lavora silente,
da valido pesce,
che sa che è così
che la quiete ricresce.
Categoria: partite di parole.