Ho regalato alle parole un campo di gioco. In questo campo loro possono giocare con le loro regole. possono bisticciare, combattere, tagliarsi, cambiarsi, allungarsi, accorciarsi, allearsi e fare quel che gli pare.
La prima partita si svolge dopo che ho sentito più voci dire che i bambini di oggi non sono più in grado di sopportare la fatica, perchè spesso gli adulti gliela evitano. Una mattina, nel percorso di scuola, vedo una delle tante mamme (che potrebbe essere un papà) con lo zaino del figlio in spalla e una bambina (che potrebbe essere un bambino) sugli 8 o 9 anni, correre e saltellare davanti a lei. A partire da questi spunti, faccio scendere in campo la parola fatica.
Fatica. Fare fatica. Fatica fare. Fatica fa re (o regina si intende). Sudare. Suda re (o regina si intende). Su, dare! Imperativo. C’è relazione tra la fatica e il dono di sè, il darsi? Può darsi! Chi può darsi? Ognuno può darsi. O può non darsi. Questione di scelta. Per scegliere di offrirsi agli altri o non farlo serve un motivo. Un motivo anche semplice: un motivetto. Musica anche leggera.
Musica leggera e zaino pesante. Scelta facile. Non c’è partita. Non c’è storia? No oggi non c’è storia. Italiano, geografia, inglese e matematica. Ma che tematica è la fatica? A chi interessa? Chi ne vuol parlare? Chi la vuole nominare? Che sia proprio necessaria? Aria?
Se posso ottenere ciò che voglio senza fatica, chi me lo fa fare, di faticare? Sfaticato. Preferisco stare. Sta re (o regina, si intende)! Poltrire. Poltrone o poltrona. Altro che trono.
Se ottengo ciò che voglio è perchè qualcuno me lo dà. E sono così abituato che a volte pretendo che me lo dia. Melodia. Ritorna la musica. Ma una melodia si può pretendere?
La questione è un’altra o un altro. Perchè se ottengo qualcosa senza fatica è perchè un altro o un’altra me la procura. Anche troppa cura. Tiene lo zaino al posto mio. Al posto mio lo solleva. Me lo leva dalle mani per lasciarmi leggero e poter volare.
Ma non posso rendermi conto (che poi a chi devo rendere conto!?) di volare se non ho mai provato il peso. Certo, c’è una certa gravità in queste parole. Non avrei mai potuto camminare se prima non avessi sentito il peso del mio corpo mentre gattonavo. Non avrei potuto gattonare se non avessi alzato il peso del mio sederino.
Se sento il peso, se sopporto il peso, se porto il peso scoprirò di poter volare. Volare. Vola re (o regina, s’intende)! La fatica fa volare.
Stamattina ho scoperto tutto questo… bravissimo! Ma dove le trovi? Sei un mago delle parole!
Grazie! Diciamo che lascio giocare le parole. Loro si divertono e anch’io!